È il potente bandito cui si rivolge don Rodrigo, perché faccia rapire Lucia dal convento di Monza in cui è rifugiata. Cosa che l’uomo ottiene grazie all’aiuto di Egidio, suo complice e amante della monaca Gertrude. In seguito a una crisi di coscienza e all’incontro decisivo col cardinal Borromeo giunge a un clamoroso pentimento. Decidendo così di liberare la ragazza prigioniera nel suo castello e di mandare a monte i piani del signorotto, che dovrà successivamente lasciare il paese e andare a Milano.
L’autore non fa mai il suo nome. Infatti lo indica sempre col termine “innominato”.dichiarando di non aver trovato documenti dell’epoca che lo citino in maniera esplicita. Tuttavia la sua figura è chiaramente ispirata al personaggio storico di Francesco Bernardino Visconti. Noto bandito vissuto tra XVI e XVII secolo e passato alla storia per la sua vita turbolenta e criminosa, salvo poi convertirsi ad opera proprio del cardinal Federigo.
Manzoni conferma tale identificazione in una lettera a Cesare Cantù. Dove allude al feudatario di Brignano Ghiaradadda come al personaggio del romanzo (in esso finzione e realtà sono abilmente mescolati, tratto comune a tutte le figure storiche che appaiono nelle vicende).